12 Déc Comment arriver au geste ostéopathique le plus juste possible ?
Quelques soient les disciplines qui passent par une expression corporelle, toutes, pour la réalisation de leurs gestes techniques, travaillent sur une posture qui permet d’atteindre dans les meilleures conditions l’objectif fixé. Nous pouvons prendre le nageur sur son plot de départ, l’athlète dans ses starting-blocks, le golfeur, le tennis man… le cavalier… le cheval, tous ont une posture adaptée.
Pourquoi n’en est-t’il pas de-même pour l’ostéopathe qui réalise une gestuelle particulière dans ses tests et ses corrections ?
La qualité du geste ostéopathique dépend de son adaptation à la qualité tissulaire rencontrée. Elle est le résultat d’une présence et d’une attention toutes particulières, permis par un lâcher-prise et par un ancrage qui sont la base de l’édifice. C’est un travail, comme la mise en selle du cavalier !
On comprend, d’autant plus avec les animaux, qu’il n’y a pas une posture unique pour tous, mais des postures qui respectent les prés-requis et qui sont adaptées au thérapeute, à l’animal et au geste correctif choisi.
Que ce soit en ostéopathie humaine ou animale, l‘enseignement initial a complètement occulté cet aspect des choses. L’initiateur de cette approche et le seul qui l’enseigne en ostéopathie humaine dans ses formations post-graduées est David Lachaize. Cela veut dire que c’est une fois diplômés que les ostéopathes découvrent ce qui est à la base de leur bonne perception. Que de temps perdu !
Comme nous considérons que l’ostéopathie mérite qu’en amont ce travail soit réalisé, il est, bien évidemment, complètement intégré à notre enseignement qu’il soit initial ou post-gradué.
Come raggiungere il gesto osteopatico più preciso possibile?
Qualunque sia la disciplina che coinvolge un’espressione corporea, tutte, per eseguire i loro gesti tecnici, lavorano su una postura che consente di raggiungere l’obiettivo prefissato nelle migliori condizioni. Possiamo prendere come esempio il nuotatore sul blocco di partenza, l’atleta nei suoi starting-blocks, il golfista, il tennista, il cavaliere… e persino il cavallo: tutti adottano una postura adeguata.
Perché, allora, non dovrebbe essere lo stesso per l’osteopata, che compie movimenti specifici nei suoi test e nelle sue correzioni?
La qualità del gesto osteopatico dipende dalla sua capacità di adattarsi alla qualità del tessuto incontrato. È il risultato di una presenza e di un’attenzione particolari, rese possibili da un “lasciar andare” e da un radicamento che costituiscono la base dell’intero processo. È un lavoro che possiamo paragonare alla messa in sella del cavaliere!
Con gli animali, questa consapevolezza diventa ancora più evidente: non esiste una postura unica per tutti, ma posture che rispettano requisiti fondamentali e si adattano al terapeuta, all’animale e al gesto correttivo scelto.
Sia in osteopatia umana che animale, l’insegnamento iniziale ha completamente trascurato questo aspetto.
L’unico iniziatore di questo approccio e l’unico a insegnarlo in osteopatia umana nei suoi corsi post-graduate è David Lachaize. Ciò significa che gli osteopati scoprono solo dopo essersi diplomati ciò che costituisce la base per una buona percezione. Quanta perdita di tempo!
Poiché riteniamo che l’osteopatia meriti che questo lavoro venga svolto a monte, è ovviamente integrato completamente nel nostro insegnamento, sia iniziale che post-graduate.